Una guida ai caseifici di alpeggio

Perché mai un’azienda Sanitaria Locale dovrebbe occuparsi di pubblicare una guida ai Caseifici di Alpeggio?  La domanda è legittima, perché nell’immaginario collettivo, l’Asl si occupa di Ospedali e di garantire il funzionamento degli ambulatori territoriali. I più invece ignorano l’azione fondamentale dei servizi della prevenzione, in particolare di quelli rivolti alla sicurezza alimentare. Se oggi

Perché mai un’azienda Sanitaria Locale dovrebbe occuparsi di pubblicare una guida ai Caseifici di Alpeggio?  La domanda è legittima, perché nell’immaginario collettivo, l’Asl si occupa di Ospedali e di garantire il funzionamento degli ambulatori territoriali. I più invece ignorano l’azione fondamentale dei servizi della prevenzione, in particolare di quelli rivolti alla sicurezza alimentare. Se oggi in Piemonte si possono consumare prodotti sicuri, oltre che di ottima qualità, lo si deve alle scelte politiche della Regione che ha investito in questi anni nella tutela del consumatore e ai tecnici, medici e veterinari dei servizi pubblici, che operano nel nostro settore nell’interesse della nostra salute.
La Asl 3 diretta dal Dott. Flavio Boraso - collaboratore per altro di Vinibuoni d’Italia -  include, tra le altre zone, le Valli di Susa, Sangone, Germanasca, Pellice e Chisone, pertanto ha un territorio prevalentemente montano sul quale sono presenti tanti piccoli e coraggiosi allevatori, che ancora oggi praticano la millenaria tradizione della transumanza, così come ricordano i documenti del III secolo a C. in riferimento ad alcuni siti della Val Chisone. Un nomadismo che ancora oggi consiste nel condurre stagionalmente i capi verso i fioriti pascoli montani. Qui gli allevatori trascorreranno i mesi che vanno da giugno a settembre vivendo in una dimensione quasi arcaica.
“Il territorio - dice Flavio Boraso - conta quasi trecento siti di alpeggio di altura, settantadue piccoli caseifici controllati dall’Asl… una delle realtà più importanti nel Piemonte. La vita di alpeggio è difficoltosa e questa guida è un piccolo tassello a sostegno della crescita qualitativa delle produzioni insieme alla diffusione della conoscenza di un grande patrimonio culturale e gastronomico rappresentati da produzioni invidiabili e identitarie del territorio come le Tome, il Plaisentif, il Sarass del fen, il Cevrin… Per gli allevatori significa soddisfazione personale e reddito, ma anche opportunità per potere restare in montagna, vivere dei suoi frutti, mantenerne l’integrità ed evitare l’abbandono. Con Dario Ariello e Stefano Gatto, direttori delle Aree veterinarie, abbiamo pensato a questa guida, proprio per rendere omaggio a questo mondo di margari epici che sanno difendere e diffondere le tradizioni delle nostre montagne”.
Allora, nei caldi giorni estivi, zaino in spalle e proviamo a percorrere i sentieri che sono segnalati nella guida, fino ad arrivare sui verdi pascoli, accompagnati dal volo di un falco e di un’aquila, in un silenzio interrotto dal fischio allarmato di una marmotta.
La guida verrà presentata a Pinerolo giovedì 22 giugno alle 16 presso la sala Conferenze dell’Asl To3 – Strada Fenestrelle 72.

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