Lambrusco Mio, la storia in un calice 

•“a m'arcord”  Il Lambrusco mi porta alla memoria mio zio Secondo che superati i novanta e ancora vignaiolo, con un pizzico di invidia commista ad orgoglio, sorseggiando il nettare spumeggiante della bottiglia che gli avevo portato per festeggiare con un buon salame il suo compleanno, confessò: “Mi piace quasi più della mia Barbera!!!”. In una

•“a m'arcord” 

Il Lambrusco mi porta alla memoria mio zio Secondo che superati i novanta e ancora vignaiolo, con un pizzico di invidia commista ad orgoglio, sorseggiando il nettare spumeggiante della bottiglia che gli avevo portato per festeggiare con un buon salame il suo compleanno, confessò: “Mi piace quasi più della mia Barbera!!!”. In una gara mai dichiarata e latente tra i vignaioli del paese, il suo era sempre un vino imbattibile e senza uguali, capace di reggere ogni paragone anche quando le vendemmie non erano generose e la vinificazione, radicata nella tradizione, non concedeva nulla alle tecniche dell’enologia moderna. La sua Barbera, mossa e vivace, era l’archetipo del vino buono e lasciarsi andare a un giudizio così indulgente verso il Lambrusco significava per lo zio ammettere che il diverso “poteva anche essere buono” e il fatto che, oltre i confini della propria vigna, altri contadini erano capaci come lui a proporre un vino autentico e gradevole rappresentava una vera scoperta.

Personalmente amo il Lambrusco, quando il Lambrusco è buono! E oggi, dopo anni tormentati, questo vino allieta, con l’immediatezza della sua beva, le mie merende conviviali o i pasti quotidiani: sarà perché non è troppo alcolico, perché è dotato di personalità e non è impegnativo; sarà perché per natura è ricco di fragranze e di bollicine, ma soprattutto perché i produttori ora sono molto più attenti alla qualità.

Come molti vini italiani - vedi il Soave, il Bardolino e la stessa Barbera - il Lambrusco ha conosciuto in questi anni una vera e propria rinascita. È vino antico, e parla un linguaggio talmente moderno che è il nettare di Bacco più bevuto in Italia e più esportato nel mondo.

• Modena è Lambrusco Mio

Il Lambrusco ha una storia antichissima, che già i letterati dell’epoca romana come Catone, Virgilio e Varrone descrissero nelle loro opere. Diversi autori classici portano la testimonianza dell’esistenza, nel territorio emiliano, di un vitigno selvatico denominato “Labrusca vitis”, che cresceva negli ambienti più marginali delle campagne coltivate.

E proprio i disciplinari di produzione delle Denominazioni d’Origine Protetta sottolineano una curiosità e un primato che forse in pochi conoscono: “il Lambrusco è considerato uno dei vitigni più autoctoni del mondo in quanto deriva dall’evoluzione genetica diretta della vitis vinifera silvestris occidentalis, la cui domesticazione ha avuto luogo nel territorio modenese”.

La città di Modena - nell’anno delle celebrazioni per i 2.200 dalla fondazione - dedica al “suo” vino un intero weekend e accoglie “Lambrusco Mio” nel cuore storico e culturale metropolitano: sabato 13 e domenica 14 maggio il Palazzo dei Musei e le sue raccolte offrono l’occasione di conoscere le testimonianze della produzione e del consumo del vino nel territorio modenese in età romana, ma anche di percorrere la storia di questa secolare tradizione dalle origini preistoriche fino alle soglie della contemporaneità. In oltre 20 punti di degustazione le principali cantine emiliane produttrici di Lambrusco propongono al pubblico assaggi di quattro tipologie di Lambrusco Dop: il “Lambrusco di Sorbara”, noto anche come Lambrusco della viola per il suo caratteristico sentore floreale; il “Lambrusco Salamino di Santa Croce”, i cui vitigni sono i più coltivati del modenese e il cui succo dà vita a un vino fresco in bocca, armonico e ideale per ogni pasto; il “Lambrusco Grasparossa di Castelvetro”, elegante ed armonico, di corpo più sostenuto rispetto alle altre tipologie, e il “Lambrusco di Modena”, prodotto utilizzando un uvaggio, ovvero una mescolanza di diversi tipi di uve.

La proposta di degustazione culturale di Lambrusco sarà completata dal Reggiano Lambrusco Dop, dal Lambrusco dei Colli di Scandiano e di Canossa Dop, dal Lambrusco Mantovano Dop, e dal Lambrusco dell’Emilia Igp.

• La firma di Riedel per il Lambrusco

Al pubblico che varca la soglia del Palazzo dei Musei viene consegnato un calice firmato Riedel per degustare il Lambrusco, creato appositamente per le Dop modenesi: si accede poi al percorso con le tappe di assaggio, arricchite dai prodotti tipici del territorio, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Modena, crescentine.

Con lo stesso biglietto i visitatori possono visitare l’itinerario storico “Dall’uva perusinia al Lambrusco” che si snoda tra i Musei Civici e la Galleria Estense. “Mutina va fiera dell’uva perusinia, d’acino nero, il cui vino sbianca nel giro di 4 anni”, scriveva Plinio nel I secolo d.C.: dall’antenato del Lambrusco a oggi, è possibile ripercorrere le tracce di una secolare tradizione di eccellenza fra le raccolte dei Musei modenesi. L’evento sarà anche un’occasione di incontro e confronto per gli addetti ai lavori, infatti la filiera vitivinicola del Lambrusco è supportata da una molteplicità di imprese: 6.500 aziende viticole, 20 cantine cooperative, 48 aziende vinicole.

• Varchi nel tempo

Nell’ottica dell’abbinamento tra il territorio e la sua storia, nello stesso weekend nel centro storico di Modena si può assistere a “Varchi nel tempo. Tra archeologia e street art 3D”.

A partire dal III secolo d.C. Modena fu una città sepolta dalle alluvioni che ricoprirono e custodirono nel tempo case, edifici pubblici e strade che successivamente l’archeologia ha riconosciuto fino a ricomporre un quadro dell’impianto urbano. I luoghi della città sepolta che si aprivano lungo la Via Aemilia (Piazza Grande, Palazzo Ducale, Palazzo della Prefettura) si svelano attraverso illusionistici sprofondamenti nel sottosuolo realizzati da street-artisti internazionali che per la prima volta coniugano all’archeologia urbana la loro maestria nel realizzare vere e proprie voragini 3D.

Mario Busso

 • “Lambrusco Mio” è un’iniziativa a cura del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena e Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, in collaborazione con i Musei Civici, la Galleria Estense e l’Archivio Storico Comunale.

• Dove, come, quando, chi 

Date e orari: sabato 13 e domenica 14 maggio dalle 10 alle 20

Luogo: Palazzo dei Musei di Modena, Largo Porta Sant’Agostino 337 Info: Vision Up, tel. 059.4924794

Ingresso: intero 10 €, ridotto 8 €

Ufficio Stampa MediaMente 339.8850143 stampa@mediamentecomunicazione.it

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