Sparkling Star 2019: gli spumanti più votati

L'atteso concorso Vota la tua Sparkling Star, svoltosi presso lo stand di Vinibuoni d'Italia nel corso della 53^ edizione del Vinitaly, continua ad appassionare il pubblico della più grande manifestazione italiana dedicata al mondo del vino.

Ecco di seguito i risultati relativi alle otto categorie in cui erano suddivisi gli spumanti partecipanti.

METODO CLASSICO
1° classificato La Scolca - Soldati La Scolca d’Antan Brut Rosé Millesimato 2007
2° classificato Baldetti Alfonso - Baldetti Brut
3° classificato Di Legami - Terre Siciliane Igt Grillo Spumante Extra Brut Biologico Millesimato 2015

FRANCIACORTA
1° classificato Bellavista - Franciacorta Docg Brut Teatro alla Scala Vendemmia 2013
2° classificato Castello Bonomi - Tenute in Franciacorta - Franciacorta Docg Riserva Brut CruPerdu Grande Annata 2009
3° classificato Villa Franciacorta - Franciacorta Docg Riserva Brut Millesimato Emozione 40 anni 2008

OLTREPÒ PAVESE
1° classificato Manuelina - Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg Pinot Nero Rosé Brut 145 Millesimato 2013
2° classificato Terre d’Oltrepò - Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg Pinot Nero Brut Sansaluto 2009
3° classificato Rebollini Bruno - Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg Pinot Nero Brut Nature Millesimato 2013

TRENTO DOC
1° classificato Cavit - Trento Doc Pas Dosé Altemasi 2012
2° classificato Maso Poli - Trento Doc Riserva Brut 60 mesi 2012
3° classificato Cantina Aldeno - Trento Doc Riserva Pas Dosé Altinum 2012

METODO CHARMAT
1° classificato Rossovermiglio - Falanghina del Sannio Doc Spumante Brut Frenesia
2° classificato Tenuta del Buonamico - Gran Cuvée Particolare Brut Rosé
3° classificato Cantina di Casorzo - Chardonnay Brut

PROSECCO DOCG
1° classificato Spumanti Dal Din - Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Dosaggio Zero RY
2° classificato Le Colture - Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Dry Cartizze
3° classificato Adami - Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Dry

PROSECCO DOC
1° classificato Ronco Margherita - Prosecco Doc Spumante Brut
2° classificato Collis Cantina Veneta - Prosecco Doc Spumante Extra Dry
3° classificato Genagricola - Prosecco Doc Spumante Extra Dry

SPUMANTI DOLCI
1° classificato Tenuta del Buonamico - Gran Cuvée Particolare Spumante Dolce
2° classificato Cantina di Casorzo - Malvasia di Casorzo Doc Spumante Pantarei
3° classificato Cantine del Notaio - La Postilla

Gli spumanti vincitori saranno citati nella pagina dedicata al concorso presente nell'introduzione della guida e riceveranno un diploma di merito nel corso della presentazione dell'edizione 2020 della guida Vinibuoni d'Italia che si svolgerà sabato 9 novembre 2019, presso il teatro Puccini di Merano, nell'ambito del Merano WineFestival.

Presentazione Vinibuoni d'Italia 2019 ad Archeosapori

Domenica 17 marzo alle ore 11.30, nell'ambito della manifestazione Archeosapori - A tavola con la tradizione, si terrà la presentazione della guida Vinibuoni d’Italia 2019 con la consegna dei diplomi alle aziende sarde che hanno ottenuto la Corona, la Golden Star e la Corona del pubblico attribuita dalle commissioni di Oggi le Corone le Decido Io.

L’evento proseguirà con la degustazione dei vini sardi premiati.

LA GUIDA
La guida VINIBUONI D’ITALIA, dedicata ai vini da vitigni autoctoni, prodotti interamente con vitigni presenti da oltre 300 anni nella Penisola, da sempre si spende per la promozione di un patrimonio enologico unico al mondo, delle sue tipicità e dei suoi territori, di una tradizione che ha saputo innovarsi nel corso degli anni, grazie anche alle nuove generazioni di vignaioli.

Un punto di riferimento sul made in Italy del vino per i consumatori e gli operatori del mercato italiano ed estero, che si contraddistingue per il rigore selettivo, con 80 collaboratori suddivisi in 26 commissioni regionali, e fa della dinamicità la sua forza, attraverso una comunicazione multicanale, un grande banco di degustazione itinerante, ENOTECA ITALIA, che regala uno spaccato delle selezioni della guida, e l’iniziativa OGGI LE CORONE LE DECIDO IO, che ogni anno apre le porte delle finali di Vinibuoni d’Italia ad un pubblico di operatori e winelover, che assegnano, parallelamente alle commissioni ufficiali, le Corone del pubblico.

Nell’edizione 2019 per la Sardegna si registrano, accanto alle molte conferme, anche l’ingresso di nuove aziende; una crescita costante della regione, che ha portato a raggiungere un risultato notevole, con ben 20 vini premiati con la CORONA e la GOLDEN STAR.

ArcheosaporiA tavola con la tradizione

16 – 17 marzo 2019 THotel Cagliari
Due giornate dedicate alla riscoperta degli antichi sapori
e delle autentiche tradizioni regionali
Tema 2019 "La Pecora Sarda"

Programma

Sabato 16 marzo

Ore 11.00
Apertura degli spazi espositivi

Le isole degli Archeosapori: le paste, i pani, i dolci, i salumi, gli oli, i formaggi, i mieli, le confetture, i sott’oli, i vini, le birre, i liquori.
Esposizione dei prodotti tipici e identitari, che fanno parte degli Archeosapori, di diverse aree della Sardegna.

Ore 12.30 - 15.00
Pranzo tipico 100% Sardegna, con i prodotti stagionali (su prenotazione)

Ore 15.00 - 16.00
Degustazione tematica a cura dell’AIS Sardegna;

5 annate a confronto di Mandrolisai Superiore – Antiogu (Az. Fradiles)

Ore 16.00
Talk Show con Gilberto Arru sul tema “La pecora sarda”

Come i pascoli influenzano le caratteristiche del latte, dei formaggi e della carne?
Quali e dove si trovano i pascoli migliori che caratterizzano i prodotti identitari?
Interverranno Andrea Cabiddu – Ricercatore Agris, Luciano Sogos produttore;
Gianfranco Milia, allevatore.
Degustazione di vini sardi (Docg, Doc e Igt) prodotti da vitigni autoctoni (a cura di AIS Sardegna)

Ore 17.30 - 19.30
Gara gastronomica, riservata ai non professionisti, “Piatti della tradizione”. Premio Rita Denza.

Abbinamento dei vini ai piatti a cura dell’AIS Sardegna - Delegazione di Cagliari.

Ore 20.00
Gli Archeosapori a tavola con i piatti della tradizione e prodotti stagionali (su prenotazione)

Domenica 17 marzo

Ore 10.00 - 19.30
Apertura degli spazi espositivi

Degustazione dei vini sardi (Docg, Doc e Igt) prodotti da vitigni autoctoni (a cura AIS Sardegna)

Ore 10.30
I salumi sardi”, viaggio nella storia e nella tradizione a cura di Roberto Pisano,

esperto e docente ONAS (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Salumi)

Ore 11.30
Presentazione della guida Vinibuoni d’Italia 2019, dedicata ai migliori vini da vitigni autoctoni ed edita dal Touring Club Italiano

Ore 12.30
Premiazione “ Il miglior piatto della tradizione” - Premio Rita Denza

Ore 12.30 - 15.00
Pranzo tipico 100% Sardegna, con i prodotti stagionali

Ore 16.00 - 17.00
Degustazione Birre Artigianali della Sardegna a cura dell’AIS Sardegna – Delegazione di Cagliari

Ore 20.00
Chiusura

 

Le giornate sono organizzate dall’Ass.ne Stelle del Sud Onlus,
impegnata a realizzare importanti progetti nel piccolo villaggio di Orangea nel Madagascar,
con la collaborazione del T Hotel di Cagliari,
AIS Delegazione Cagliari – cagliari@ais-sardegna.it

ONAS Sardegna – onas@onasitalia.orgamaliamenneas@tiscali.it,
Tastevin – tastevinsorso@gmail.com

Per informazioni: Gilberto Arru – 339 7150760 – 347 8955967

La Locanda di Beatrice...e i suoi primi 40 anni

Vinibuoni d'Italia e La Locanda di Beatrice organizzano venerdì 22 febbraio l'evento: La Locanda di Beatrice e i suoi primi 40 anni. Presentazione della guida Vinibuoni d'Italia 2019, consegna dei diplomi alle aziende pugliesi premiate
e cena di gala.

Maurizio Balducci è da anni un punto di riferimento affidabile e sicuro e la sua Locanda è un luogo dove mangiare con tranquillità accolti da un vero amico. Per anni la sua cucina si è sempre evoluta, crescendo lentamente senza mai stravolgere il gusto territoriale. Non ha mai fatto il "passo più lungo della gamba" i suoi progressi sono sempre stati graduali ma concreti, portando risultati tangibili.

Oggi è arrivato il momento di fare il salto di qualità, auspicato e voluto con forza da anni; rivedere cucina e stile senza mai stravolgere il gusto a cui i suo clienti sono abituati da anni. Lo fa mettendo al comando della sua cucina Donato di Pierro, giovanissimo e soprattutto motivato chef con solide basi dovute a un'esperienza maturata in giro per l'Italia.

Nel suo menu non manca la cucina di pesce che rispecchia la provenienza biscegliese dello chef, con piatti che sono lo specchio di un'infanzia passata in riva al mare, come la zuppa di moscardini con pomodorini, olive leccino e pane di Altamura croccante. Nei primi emerge l'anima pre-murgiana del ristorante poco distante dal maestoso Castel del Monte voluto da Federico II di Svevia alla fine del 1200 con la fregola tostata, topinambur, aglio nero e carciofi invernali. Nei secondi le carni sono sempre ben rappresentate come il filetto di cavallo e l'immancabile agnello murgiano, ma anche il pesce fa sentire la sua presenza con il Trancio di Ricciola grigliata con rapa rossa, pomodorini  e cialda di riso.

La sua cucina non vuole stupire ma è di sostanza, concreta senza fronzoli: da Maurizio si va per mangiare bene e passare una serata in pieno relax.

La carta dei vini, invece, vuole stupire, con etichette blasonate, ma anche tanto territorio, ben proposte dallo stesso titolare sommelier professionista. Il servizio di sala è navigato, attento e privo di smancerie.

Venerdì 22 febbraio
Cena di gala con i vini premiati dalla guida Vinibuoni d'Italia

Programma
ore 19.30: presentazione della guida Vinibuoni d'Italia 2019
e assegnazione dei diplomi alle aziende pugliesi che hanno ottenuto
la Corona, la Golden Star e la Corona del pubblico.
Interverranno
Mario Busso, curatore nazionale della guida
Andrea De Palma, coordinatore regionale della guida
Gaetano Sapia, Smartmobility

ore 21: cena di gala con i 29 vini premiati

Locanda di Beatrice
Corato, Strada Provinciale 231, km 34.200
per informazioni e prenotazioni 080 8724122

Enoteche del gusto

Gli appuntamenti del road tour di settembre Vinibuoni d’Italia, Touring Club italiano, Levoni, Associazione Enoteche Vinarius Consorzi Tutela Vini in road tour nelle enoteche italiane

Con l’edizione 2018, la guida del Touring Club Italiano ha voluto promuovere i vini da vitigni autoctoni italiani in venti Enoteche distribuite strategicamente sul territorio nazionale. L’intenzione è quella di diffondere la conoscenza e la diffusione non solo della guida che si occupa di questo argomento specifico, ma soprattutto promuovere l’identità dei vini e dei territori tutelati dall’opera dei Consorzi. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione avviata da anni con Levoni e grazie anche alla condivisione del progetto intercorsa con l’associazione delle Enoteche Vinarius e con Aepi (Associazione Enotecari Professionisti Italiani); associazioni che hanno tra i loro obbiettivi l’elevamento della cultura del vino e del bere consapevole. Al progetto hanno collaborato: l’Istituto Trento Doc, il Consorzio Tutela Vino Lessini Durello, il Consorzio Tutela Vini Soave e Recioto di Soave, il Consorzio di Tutela Prosecco Doc, il Consorzio Tutela Lugana Doc, il Consorzio Valtènesi, il Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana, il Consorzio Tutela Denominazione Vini Frascati, il Consorzio di Tutela dei Vini del Sannio.

Dopo la pausa estiva, riprende il road tour di Vinibuoni d’Italia con gli ultimi sei appuntamenti nelle Enoteche del Gusto. Di seguito il programma e gli abbinamenti dei vini con i salumi Levoni.

• Il Consorzio di Tutela Prosecco Doc e i Salumi Levoni

Il Consorzio di Tutela Prosecco Doc propone le versioni Brut, Extra Dry e “Col Fondo” abbinati al Salame Ungherese Medaglia d’Oro Levoni, alla Pancetta coppata e al Salame del Po Levoni nelle seguenti enoteche:

Il Consorzio Tutela Vini Lessini Durello e i Salumi Levoni

Il Consorzio Tutela Vini Lessini Durello presenta tre tipologie di spumanti: il Lessini Durello Doc Spumante Brut Metodo Charmat con il Salame Gentile Levoni; il Durello Doc Spumante Brut metodo classico con la Mortadella Medaglia d’Oro con pistacchio Levoni; il Lessini Durello Doc Spumante Brut Metodo Classico millesimato con la Culatta Levoni.

• Il Consorzio Tutela Vini del Sannio Doc e i Salumi Levoni

Il Consorzio Tutela Vini del Sannio Doc propone in degustazione l’Aglianico del Taburno Docg Rosato abbinato alla Pancetta di Praga Levoni; l’Aglianico del Taburno Docg con il Filone affumicato Levoni e l’Aglianico del Taburno Docg Riserva con il Cotto di Praga Levoni.

Golden Gate: un’oasi di suggestioni in Gallura

L’interno della Gallura è un paesaggio ricco di suggestioni. Profondamente diverso dalla costa, ammicca con le sue rocce granitiche a cui fanno da contrappunto cromatico i boschi di quercia e di leccio e i profumi del mirto. Lasciata la costa, poco distante da Bordigiadas e Tempio Pausania, al chilometro 53 della statale 127 si trova, circondato da un’ordinata vegetazione tra cui spiccano ulivi centenari, il Golden Gate. Una tappa irresistibile e irrinunciabile che ritengo opportuno segnalare a chi ama l’autentica cucina di territorio.
Qui mare e montagna si confrontano all’insegna della qualità, grazie a materie prime ricercate e all’abile fantasia dello chef Gianfranco Pulina che, con il suocero Gigi Sini, fa di ogni piatto un’opera d’arte e una delizia per il palato. Una sosta imprescindibile all’insegna del buon gusto. Un’oasi che consiglio a tutti gli amici che partono per la Sardegna, perché la voce 'territorio' non è un'etichetta utilizzata per enfasi modaiola, ma è frutto di costante ricerca.
Il ristorante è parte integrante dell’omonimo hotel aperto nel 1991, poi ampliato e rimodernato negli anni. La struttura attualmente è provvista di una decina di camere tutte arredate con i colori pastello dello stile gallurese, inserti in pietra e ceramica sarda.
L’identità isolana dei piatti è confermata dal racconto di Gianfranco, che con passione ti porta a visitare il santa santorum delle sue meticolose selezioni di prodotti. Lo spazio fresco di una cantinetta sotterranea, mi ha messo difronte alle migliori materie prime sarde tradizionali.
A indicarmele, insieme a Gianfranco, è Gilberto Arru, ideatore dell’evento Paleosapori e quindi uno dei massimi conoscitori della cultura gastronomica della regione, oltre ad essere il coordinatore regionale della guida. Non ci sono defezioni: dalle farine alla fregula, dall’olio ai pani tradizionali, dai vini ai salumi; dai formaggi al tonno prodotto in loco da Gianfranco, fino alle birre. Tutto è un inno all’abilità e alla passione con cui i piccoli produttori dell’isola hanno saputo toccare le vette dell’eccellenza. Proprio l’acqua oligominerale di Bortigiadas, utilizzata non filtrata, è uno degli ingredienti protagonisti della birra di Gianfranco, una blanche chiara con evidenti ispirazioni a quelle del Belgio, pensata e proposta in abbinamento al crudo di mare.
Se dunque la filosofia del locale esprime quella coerenza, oggi molto predicata ma assai poco praticata, che porta ad assaporare piatti che sono in piena sintonia con la cultura del territorio, non mi resta che ricordare le sensazioni che ho vissuto a tavola, tuttora vive e stimolanti.
La proposta in menù, come ho detto, è ricca di suggestioni di mare e di terra e segue la disponibilità di stagione. Nei tre giorni in cui sono stato ospite presso la struttura, pur avendo privilegiato il mare, non ho trascurato assaggi di terra. Un paradiso di sensazioni golose di cui regalo ai lettori le immagini, che già di per sé preludono, partendo dagli occhi, a tutta la ricchezza di emozioni che si potranno godere al palato.
I vini, sapientemente abbinati, sono i versi di una poesia che dalla cantina salgono al bicchiere e poi al cuore.

Mario Busso

Un saluto da Guido Ricciarelli

A far data dal 4 maggio 2018, si è concluso il mio percorso in Vinibuoni d'Italia.
Un ciclo così lungo (dodici anni), tanto intenso e coinvolgente quanto spossante, non può esaurirsi senza i dovuti ringraziamenti.
Grazie a Luigi Cremona e Mario Busso, che mi hanno scelto come coordinatore per Toscana ed Umbria a partire dall'edizione 2007 della Guida.
Grazie a Touring, editore esemplare, per l'autonomia operativa assicuratami nell'esercizio di questa funzione.
Grazie a Daniele Bartolozzi, Riccardo Gabriele, Riccardo Margheri, che ho voluto al mio fianco dal primo giorno e che si accingono a raccogliere il testimone nello svolgimento di questo prestigioso incarico.
Grazie alle Produttrici ed ai Produttori, senza esclusioni, per essersi sottoposti ogni anno con fiducia a selezioni molto severe.
Grazie ai Consorzi di Tutela ed agli Organismi Istituzionali delle due regioni per aver sempre supportato al meglio i lavori della Guida.
Grazie alla Redazione, una piccola macchina da guerra, modello di efficienza. In bocca al lupo a chi porterà avanti un progetto rinnovato ed ancor più ambizioso, dalle figure apicali designate in base al nuovo organigramma ai tanti bravi collaboratori e collaboratrici sparsi in tutta Italia.
Ed un grazie speciale, infine, alle Lettrici ed ai Lettori,  cui mi sono sempre rivolto con senso
di responsabilità e rispetto assoluto.
Sento che un filo invisibile continuerà a legarci.

Guido Ricciarelli

I vigneti eroici e i tesori delle acque di Portovenere

Portovenere, perla del Golfo dei Poeti, è una delle mete turistiche più gettonate dell’intero Paese. Ogni anno questa area della Liguria, impreziosita dal Parco Nazionale delle Cinque Terre e che incastona questa splendida cittadina, mantenuta intatta nella sua struttura medioevale, mette in moto un flusso di visitatori italiani e stranieri attratti da un paesaggio incantevole e, ultimamente, anche dai vini che nascono sui terrazzamenti ricavati dai vignaioli lungo strapiombi che cadono ripidi nel mare.

La millenaria coltura della vite ha rappresentato per il territorio delle Cinque Terre un elemento capace di modificarne in profondità la fisionomia, infatti 
nel passato l’agricoltura, attività dominante nella zona, era rivolta soprattutto alla coltivazione della vite. Ad oggi, soprattutto dopo l’istituzione del Parco Nazionale, gli sforzi per recuperare la tradizione legata all’attività vitivinicola sulle terrazze delle Cinque Terre hanno dato buoni risultati nonostante i circa cento ettari coltivati oggi a vigneto non siano minimamente paragonabili ai 1.400 di un secolo fa.
 Una viticoltura eroica soprattutto ispirata alla coltivazione dei vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da cui nascono il Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà Doc.

A dominare il golfo, il Grandhotel Potrovenere ha ospitato la presentazione ligure della guida Vinibuoni d’Italia con l’assegnazione ai produttori dei diplomi della Golden Star e delle Corone attribuite ai vini di eccellenza che, per la loro adesione al vitigno e al territorio hanno raggiunto il massimo indice di gradimento da parte dei commissari della guida e del pubblico votante.

Mario Busso, nell’introdurre la premiazione dei vignaioli ha sottolineato come nonostante una ristretta estensione di coltivazione, i vini della Liguria stiano raggiungendo elevati livelli di qualità attestati dal fatto che i giudizi del pubblico in fase di degustazione finale hanno attributo ai vini selezionati dal coordinatore regionale Daniele Bartolozzi ben 7 corone che sono andate alle aziende:

C’è un dato molto significativo – ha sottolineato ancora Mario Busso – rappresentato dal fatto che i vignaioli della regione non hanno mai abdicato alla coltivazione dei vitigni tradizionali, neppure in tempi in cui le guide premiavano le produzioni ottenute da vitigni internazionali. Rossese e Ormeasco per i rossi; Pigato, Vermentino, Bianchetta Genovese, Bosco e Albarola – per citare i più diffusi, ma anche Granaccia e Alicante - regalano oggi 8 Doc e 3 Igt che danno continuità alla tradizione millenaria di cui abbiamo già traccia in Strabone e Plinio il Vecchio. A conferma di questa lunga affascinante storia, Paolo Varrella, responsabile della Cooperativa Mitilicoltori Spezzini, nel suo intervento ha citato i ritrovamenti di anfore vinarie risalenti alle varie epoche del periodo romano.

E proprio Paolo Varrella, muscolaio e ostricoltore spezzino, ha accompagnato la Redazione di Vinibuoni d’Italia in un bellissimo tour nelle acque del golfo che nascondono “vigne” sottomarine di “muscoli” e soprattutto di pregiatissime ostriche, che si presentano di un verde brillante, profumatissime al naso, sapide nel finale. Ad allevarle è uno sparuto gruppo di indomiti mitilicoltori che dopo anni di sperimentazioni portano oggi sulle nostre tavole un tesoro inimitabile.

Sono state degustate con lo Sciacchetrà, mentre la barca buttava l’ancora nelle acque dell’isola Palmaria, posta davanti Portovenere. Un momento magico allietato dal rassicurante suono delle campane del mezzodì che annunciavano un ingresso onirico in paradiso.

Champagne e ostriche evocano entrambi lusso e lussuria, e abbinarli è un classico: ma gli esperti sostengono che, nove volte su dieci, l’abbinamento è totalmente sbagliato. Con estrema facilità la sensazione metallica delle ostriche unita all’acidità e alla carbonica dello Champagne produrranno fastidiosi sentori metallici, e le decise sensazioni salmastre dell’ostrica non troveranno armonia con le delicate trame delle bollicine d’Oltralpe. A questo punto, ci confortavano le sicure certezze di Alessandro Scorsone, grande esperto di cucina, nonché cerimoniere di Palazzo Chigi, che suggerisce che… “le nostre ostriche danno il meglio abbinate a un passito. Ecco perché lo Sciacchetrà con la sua vena dolce e la sua mineralità salmastra - che a volte richiama nettamente proprio il gusto dell’amato mollusco - si adatta all’abbinamento decisamente meglio rispetto allo Champagne. Fresco e agrumato, riesce dove il più blasonato compagno fallisce”.

Lambrusco, il vino più antico e più moderno

Lambrusco sul podio
Si beve meno ma meglio, infatti si consumano sempre più bottiglie di vino Doc a discapito dei vini confezionati in formati che non siano la bottiglia di vetro. 
Queste le anticipazioni della ricerca sull’andamento del mercato del vino nella grande distribuzione nel 2016 svolta dall’istituto di ricerca Iri che è stata presentata a Vinitaly 2017. Quello della grande distribuzione si conferma il canale di vendita più importate per i produttori, 
con 506 milioni di litri venduti.
Sul podio dei vini più venduti in Italia si piazzano tre insuperabili campioni: primo in assoluto il Lambrusco, seguito dal Chianti e dal Montepulciano d’Abruzzo. 
Il primato del Lambrusco si conferma anche sui mercati internazionali con picchi di aumento delle vendite soprattutto negli USA, in Europa, Russia, Brasile e, ora, anche Cina.
Il Lambrusco ha una storia lunghissima, ricca di sentimenti e mette in evidenza, forse più di ogni altro vino italiano il legame con il territorio di origine. Il suo fascino, la fragranza e i profumi irripetibili trasmettono in modo immediato la cultura e la tradizione del territorio di Modena e di Reggio Emilia, dove le viti selvatiche sono state addomesticate nei secoli per donare questa chicca dell’enologia italiana.
Il Lambrusco è quasi un’istituzione nelle terre lungo il Po e, oltre a Modena e Reggio, non sono da meno Mantova e Parma. Sono tutte aree dove il maiale regna sovrano e questo vino rosso frizzante è perfetto da abbinare con i vari prodotti che si elaborano, abbondanti e ricchi,
con le sue carni.
La tendenza, in atto nell’ultimo decennio, a riconsiderare i vini della tradizione italiana ovvero i vini da vitigni autoctoni, dopo un periodo di attenzione ai vini internazionali di elevata gradazione e per lo più barricati, ha concorso a fare del Lambrusco un vino moderno per il basso contenuto alcolico, per i suoi profumi e per la piacevole freschezza e briosa bevibilità. Le consolidate affermazioni del Lambrusco nei tasting internazionali dimostrano questo dato di fatto, ma anche la capacità, l’impegno, la competenza 
e la passione dei vignaioli che lavorano per il successo di questo vino unico e identitario.
Il Lambrusco è dunque un vino antico, ma estremamente moderno. 
È giovane, non troppo alcolico, 
di pronta beva, dotato di personalità, 
ma non impegnativo, ricco per natura di quella esuberante anidride carbonica che in altre bevande 
è aggiunta artificialmente.

La carta d’identità 
e le tipologie principali
Il vitigno Lambrusco appartiene a una famiglia complessa. Molti ampelografi l’hanno studiata e il conto delle cultivar individuate sarebbe troppo lungo da descrivere in queste pagine. Tutto nasce dalla sua lunga storia che ha antichissime documentazioni testimoniate dalle citazioni presenti nelle opere di importanti poeti e scrittori come Virgilio (nella sua Quinta Bucolica) e Catone, che raccontano di una “Lambrusca Vitis”, ovvero di un vitigno selvatico che produceva frutti dal gusto aspro e che soleva crescere ai margini delle campagne. Nel 1300 il bolognese Pier De Crescenzi, nel suo trattato di agricoltura, per primo suggerì di prendere in considerazione la coltivazione della “Vite Lambrusca” per poi ottenerne il vino.
Il Lambrusco, nelle sue tipologie, elargisce oggi diverse varietà di vino, tipiche delle zone del Modenese, del Reggiano, del Parmense e del Mantovano. Si è giunti infatti negli anni ad una sua classificazione secondo le zone di appartenenza 
del vitigno stesso.
Lambrusco di Sorbara
Lambrusco Grasparossa
Lambrusco Salamino
Lambrusco Marani
Lambrusco Maestri
Lambrusco Montericco

Il Lambrusco è cultura di territorio
Fin dall’800 nelle locande e nelle trattorie di Modena, il Lambrusco era venduto a un prezzo tre volte superiore a quello del vino comune. Spesso era più costoso di un intero pasto. Un altro indizio della sua importanza è che il Lambrusco è stato sempre venduto in bottiglia, mentre gli altri vini erano serviti alla spina.
Oggi nelle due province emiliane di Reggio e di Modena, dei 13.873 ettari di superficie vitata 9.414 sono coltivati con i vitigni Lambrusco.
Sette denominazioni, una per ogni giorno della settimana: Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Lambrusco di Modena, Lambrusco Reggiano, Lambrusco dei Colli di Scandiano e di Canossa, Lambrusco dell’Emilia.
Tipicità, tradizione, moderne tecniche produttive e precisi riferimenti territoriali portano oggi ad apprezzare vini briosi carichi di storia,
di tradizione e di colore. 
Mario Soldati definì il Lambrusco “l’umile Champagne dell’Emilia-Romagna”, mentre Pavarotti ne decantava le qualità, paragonandolo ad “uno spumante selvaggio e ineducato”.
Fa eco un goloso consumatore di Lambrusco come Guccini, che, essendo nato a cavallo fra Emilia e Toscana, ha preferito le allegre bollicine all’importanza dei mille rossi che nascono “di là”.
E se vogliamo lasciarci andare alle emozioni a cui conduce lo storytelling nel marketing del vino dovremmo ricordare quanto Giuseppe Verdi amasse degustare un piatto di bolliti con salse e mostarda sorseggiando
del buon Lambrusco.
Già perché il Lambrusco è un vino che unisce l’eleganza delle bollicine e la bellezza del colore rosso.
“Il Lambrusco - dice Ermi Bagni direttore del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena e del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi - si fa condurre dal suo istinto ed esprime la sua vitalità nel momento in cui viene versato nel calice: dalla spuma evanescente si sprigionano una moltitudine di emozioni nelle quali riconosci la maestosa bellezza della natura.
Nella trasparente esuberanza del Lambrusco troviamo la simbologia del territorio che partendo dallo stile semplice delle chiese romaniche, attraversa la succulenza dei cibi per arrivare al raffinato glamour delle autovetture sportive”.

La terra, la vite, l’uomo, i Consorzi
Nel territorio di Modena e di Reggio Emilia non ci sono produttori di uve ma viticultori qualificati. Qui, nel cuore dell’Emilia si trova l’azienda vinicola più antica della regione ed operano tre cantine cooperative che nel 2003 hanno festeggiato il centenario dalla loro fondazione, ma soprattutto la vitivinicoltura a Modena e Reggio Emilia si identifica nei “Lambruschi a Denominazione di Origine Dop & Igp”.
Insieme all’impegno individuale degli uomini e alla prodiga offerta del territorio, oggi per il vino serve fare sistema; sono necessarie una vetrina e una sostenibilità che solo i Consorzi del Lambrusco di Modena e di Reggio Emilia possono salvaguardare, come richiedono i grandi mercati internazionali e i moderni mezzi di comunicazione commerciale con l’unico obiettivo di tutelare l’origine del prodotto e garantire le scelte
del consumatore.
I Consorzi non si limitano ad esprimere la volontà di garantire al consumatore prodotti di altissima qualità ed il controllo totale della filiera produttiva che parte dalla cura del vigneto ed arriva sino alle nostre tavole e su quelle di milioni di consumatori nel mondo, ma l’obiettivo si sposta sempre più avanti. Infatti, se da un lato è necessario mantenere alta l’attenzione sulla qualità, dall’altro è indispensabile entrare in una fase ancora più matura e responsabile in tema di sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio
nel suo insieme.
Come sostiene ancora Ermi Bagni,
“si tratta di un tema di grande attualità e i Consorzi di Tutela del Lambrusco di Modena e di Reggio Emilia hanno predisposto un nuovo protocollo che ha lo scopo di coinvolgere tutte le imprese della filiera vitivinicola, ossia viticoltori, cantine cooperative di trasformazione e aziende di imbottigliamento, per ottenere la certificazione di Territorio Viticolo Sostenibile. Raggiungere questo obiettivo permetterà di rafforzare l’immagine del territorio di origine del Lambrusco in grado di dare ulteriori certezze per il consumatore”.
Si può quindi dire che l’unione fa la forza e che, attraverso i Consorzi di Tutela, la forza produttiva, qualitativa e quantitativa dei singoli produttori si moltiplica con effetti importantissimi anche per l’economia di un territorio che di questo vino ha fatto uno dei suoi messaggeri privilegiati e nobili.
Comune denominatore, ovviamente, l’ambito geografico dei produttori di Lambrusco e la voglia non solo di tenere sempre altissima la qualità del prodotto finale, ma anche di lavorare per una sempre migliore sicurezza alimentare seguendo quello che ormai nel settore vinicolo di qualità certificata è un vero e proprio paradigma: bere responsabilmente.
“Tra gli altri compiti istituzionali dei Consorzi di Tutela del Lambrusco - continua Ermi Bagni - vi è certamente la promozione. I concorsi enologici internazionali e le guide dei vini italiane e internazionali hanno premiato l’evoluzione qualitativa dei Lambruschi Doc i quali si affermano sempre di più sul piano della qualità”.

I dati attuali e i progetti per il futuro
La produzione di Lambrusco certificato Dop e Igp nel 2016 è stata di 155.740.520 bottiglie, delle quali 31 milioni sono riferite ai quattro Lambruschi Doc modenesi “Lambrusco di Sorbara”, “Lambrusco Salamino di Santa Croce”, “Lambrusco Grasparossa di Castelvetro”, “Lambrusco di Modena”;
9,5 milioni di bottiglie sono di Reggiano Lambrusco e Lambrusco dei Colli di Scandiano e di Canossa, e poi ci sono ben 105 milioni di bottiglie di Lambrusco Emilia delle quali oltre il 60% è destinato ai mercati comunitari ed extra UE. In occasione del Vinitaly è stata presentata una proposta volta allo sviluppo delle potenzialità
di questo vino ovvero la creazione di un “Distretto del Lambrusco”, che accosti in modo sinergico il settore produttivo e i rappresentanti delle istituzioni del territorio.
Il comparto potrà nascere e svilupparsi tra Modena, Reggio Emilia, Parma e Mantova e presenterà 16.000 ettari di vigneto con 180 milioni di bottiglie e un fatturato di circa 600 milioni di Euro. “L’obiettivo - spiega ancora Ermi Bagni - è consolidare e rilanciare il settore, ma anche sviluppare una vitivinicoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente e attenta all’utilizzo delle risorse naturali.

le finali di vinibuoni d'Italia

Anche quest’anno le Finali della guida Vinibuoni d’Italia si svolgerano a Buttrio, per il settimo anno consecutivo. Il lavoro di selezione sugli oltre 26.000 mila vini degustati dalle commissioni regionali porterà a buttrio 670 etichette, che rappresentano il meglio della produzione enoica per quanto riguarda i vini da vitigni autoctoni e gli spumanti metodo classico italiani.

Nella suggestiva location di Villa di Toppo Florio avrà luogo la grande kermesse per attribuire la Corona, ovvero il massimo riconoscimento che la guida assegna a quei vini che si sono distinti per piacevolezza di beva e per indiscussa emozionante qualità.

A votarli saranno 21 coordinatori regionali della guida riuniti in tre commissioni: coordinatori che per la maggior parte sono giornalisti e sommelier che dedicano alla promozione del vino e del territorio di provenienza il loro impegno professionale e la loro passione.

Le degustazioni si terranno ogni mattina, dalle ore 9 alle 14, dal 27 al 29 luglio.

Con l’evento “Oggi le corone le decido io” Vinibuoni d’Italia rinnova un altro appuntamento unico e straordinario. Gli stessi vini che verranno esaminati dalle commissioni di Vinibuoni d’Italia saranno oggetto di valutazione di un pubblico composto da sommelier, giornalisti italiani e stranieri e wine lovers. Tutto questo grazie alla collaborazione di Ersa, del Comune di Buttrio e della Proloco Buri. Un’occasione davvero avvincente per chi opera nel mondo della comunicazione del vino e del turismo enogastronomico, che con un’operazione unica in Italia, all’insegna della trasparenza e della partecipazione, porterà all'assegnazione da parte delle commissioni parallele delle Corone del pubblico ai vini ritenuti migliori dalle commissiioni parallele. Questo riconoscimento sarà segnalato nella guida Vinibuoni d’Italia 2018 con una specifica icona e anche sul sito www.vinibuoni.it.

Sabato 29 alle ore 18.30 ci sarà la proclamazione delle Corone.

A seguire, come evento di chiusura della manifestazione, un appuntamento da non perdere, un percorso gastronomico che consentirà di assaporare le tipicità gastronomiche della regione in abbinamento ai 670 vini finalisti, in degustazione libera per tutti i partecipanti.

I posti sono davero limitati per questo è necessaria la prenotazione presso

Pro Loco Buri - Via Morpurgo 6 Buttrio – 0432673311 - info@buri.it

Domenico Clerico

Ci ha lasciato Domenico Clerico, l’uomo che ha tenuto alto il nome del Barolo nel mondo, rinnovandone immagine e stile. Da subito nella “squadra” dei “Barolo Boys” con Altare, Boschis, Rivetti, Voerzio, Sandrone, Scavino ha infatti  cambiato modo di interpretare il più famoso vino rosso italiano. Dal 1976 prende in mano l’azienda di famiglia, a Monforte d’Alba, ed il successo arriva con quei vini che oggi sono un mast per tutti i wine lovers. Ciabot Mentin Ginestra prima e il Pajana (entrambi dal Cru Ginestra) poi, il Percristina (dal cru Mosconi) sono etichette che riproducono lo stile di un produttore, ma soprattutto di un uomo, la cui filosofia è racchiusa in quella frase che appare sul sito: «Ancora oggi, nonostante le difficoltà che la vita ci riserva, resto focalizzato solo sulla qualità, cercando di tenere alto il nome del Barolo, dalla vigna fino alla bottiglia»   Stroncato da un tumore, con il quale ha combattuto per alcuni anni, Domenico Clerico (classe 1950). Alla moglie Giuliana, alla sorella Laura, al cognato Tino e ai due nipoti, si accomuna nel dolore la redazione di Vinibuoni d’Italia.