Il futuro è autoctono

Mentre stanno prendendo avvio i lavori per la nuova edizione della guida Vinibuoni d’Italia, mi piace portare in evidenza alcune confortanti indicazioni relative al sentiment del consumo e quindi dei mercati verso i vini da vitigni autoctoni. Riprendo in primo luogo i dati dell’indagine di Wine Monitor Nomisma, da cui si rileva che per i

Mentre stanno prendendo avvio i lavori per la nuova edizione della guida Vinibuoni d’Italia, mi piace portare in evidenza alcune confortanti indicazioni relative al sentiment del consumo e quindi dei mercati verso i vini da vitigni autoctoni. Riprendo in primo luogo i dati dell’indagine di Wine Monitor Nomisma, da cui si rileva che per i consumatori italiani i vini da vitigni autoctoni sono i protagonisti indiscussi del futuro enologico italiano. Stando ai dati dello studio, infatti, il 36% dei consumatori si orienta nell’acquisto principalmente in base alla provenienza dei vini, prestando attenzione alla specifica regione di produzione e ai vitigni tipici del territorio. Un ulteriore punto a favore dell’autoctono è il valore della tipicità, intesa quale insieme di elementi che concorrono a rendere unico e identificabile un vino. Questo elemento assume un significato di rilievo soprattuto sui mercati internazionali, perché rende il prodotto insostituibile e, pertanto, capace di reggere alla fugacità delle mode e alla concorrenza sul prezzo. L’autoctono consente senza dubbio all’Italia di puntare a un potenziamento del mercato del vino non solo in termini quantitativi, sfruttando la crescente curiosità del pubblico nei confronti dei vitigni autoctoni, ma anche qualitativi, aumentando il valore del vino venduto. Infatti questi vini consentono di sottrarsi alla concorrenza straniera generando pertanto l’opportunità di margini più alti di profitto.

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