In compagnia del Lagrein

Il Lagrein è un vino presente sia in Trentino che in Alto Adige. Qui la zona di produzione va dalla conca di Bolzano alla Bassa Atesina, per spingersi fino all’Oltradige e alla Valle dell’Adige, ma la zona storica di produzione è concentrata nella più limitata piana di Bolzano. Il vitigno Lagrein predilige infatti condizioni pedoclimatiche particolari che

Il Lagrein è un vino presente sia in Trentino che in Alto Adige. Qui la zona di produzione va dalla conca di Bolzano alla Bassa Atesina, per spingersi fino all’Oltradige e alla Valle dell’Adige, ma la zona storica di produzione è concentrata nella più limitata piana di Bolzano. Il vitigno Lagrein predilige infatti condizioni pedoclimatiche particolari che qui sono ben presenti, infatti ci troviamo su terreni morenici, alluvionali profondi e con temperature calde, che arrivano anche a lambire i 40 °C.

L’espansione urbanistica di Bolzano, aveva causato una notevole riduzione della superficie del Lagrein, che alla fine degli anni ‘90 era scesa fino attorno ai 250 ettari. Da allora il vitigno è stato rivalorizzato e la sua superficie vitata è tuttora in espansione. Infatti alla fine del 2015 in Alto Adige ha raggiunto i 470 ettari rappresentando la seconda varietà a bacca rossa dopo la Schiava. 

Le zone privilegiate continuano ad essere la piana di Bolzano e dintorni oltre ai terreni caldi pedocollinari della Bassa Atesina su pendii collocati mediamente tra i 220 e 350 metri di altitudine.

Di questo vitigno sono particolarmente conosciuti due biotipi che si distinguono per la diversa forma e dimensione del grappolo: il Lagrein a grappolo corto e il Lagrein a grappolo lungo, con caratteristiche organolettiche diverse. Il biotipo a grappolo corto è più vigoroso di quello a grappolo lungo, ma è più sensibile all’acinellatura, con basse rese produttive, soprattutto quando le condizioni climatiche sono poco favorevoli. 

Le tendenze attuali di puntare esclusivamente sulla qualità hanno portato a cambiamenti e gli impianti moderni di Lagrein non sono più allevati a pergola, ma a contro spalliera con sesti d’impianto più fitti e produzioni molto inferiori per singolo ceppo rispetto al passato.

Come tutti i vitigni autoctoni italiani, anche il Lagrein ha una lunga storia, che accompagna l’impegno delle popolazioni locali identificandosi con la cultura dell’area. 

L’origine del “Lagrein” non è del tutto chiara. Il nome potrebbe derivare da “Lagarina”. Esiste, infatti, l’ipotesi che il vitigno abbia avuto origine vicino a Rovereto. Questo però non è scientificamente dimostrato, dato che oltre alla somiglianza fra i nomi non esiste nessun altro riscontro ad avvalorare tale ipotesi. 

Il Lagrein viene citato per la prima volta nel 1097 in un editto che fissa le norme della vendemmia riservate ai monaci del convento di Gries. In seguito, nel 1370, un editto dell’imperatore Carlo IV vietava il consumo alle truppe militari, perché troppo nerboruto, ordinando di dare ai soldati vini più leggeri. Forse per questo venne messa a punto la pratica di vinificare il Lagrein in rosato (kretzer), mentre il Lagrein rosso (dunkel) venne riservato ai nobili, con conseguenti rivolte popolari.

In Alto Adige, fino a qualche decina di anni fa chi voleva bere un vino rosato, piacevole e beverino, bastava che chiedesse un Lagrein. Oggi, grazie alla ricerca e al lavoro dei produttori, ma anche in conseguenza di un cambiamento di gusto avvenuto sui mercati, le cose sono cambiate e il Lagrein Dunkel si è raffinato, ingentilito, ma soprattutto impreziosito. È cambiato addirittura il disciplinare di produzione che denomina ora con il termine Lagrein solo il vino rosso, mentre per l’altro ricorre alla specifica Rosato/Kretzer. Personalmente lo preferisco vinificato in purezza, perché conserva le caratteristiche peculiari del vitigno, ma c’è chi ricorre al Cabernet o al Merlot, per modellarlo su un gusto più facile ai palati internazionali spesso omologati e poco avvezzi ad apprezzare quanto di originale e diverso sappiano esprimere le varie tipologie dei vitigni.

Nella sua specifica identità, il Lagrein Dunkel risulta un vino di buona struttura ed equilibrio, con bouquet di frutti di bosco, ciliegia e viola, sostenuto da note speziate nel caso in cui abbia condiviso la sua dimora in piccole botti di rovere. Cantine e produttori producono anche la tipologia “Riserva”, che viene messa in commercio dopo due anni e due mesi di affinamento. In bocca, il Lagrein Riserva si concede pieno, armonico, lungo ed esprime una pienezza vellutata, impreziosita quasi sempre da una morbida acidità in presenza di tannini nobili. La cucina altoatesina lo predilige sulla selvaggina, in particolare sul capriolo con la salsa di mirtilli, la lombata al ginepro, il gulash di manzo, i canaderli allo speck e funghi, gli stufati delle valli, ma anche sulle grigliate e sui formaggi erborinati. Il Lagrein Kretzer invoglia matrimoni di elezione sul pesce affumicato, sulle carni bianche, sui wurstel con i crauti, sui canerderli in brodo, sui schutzkrapfen, sui cavoli al lardo affumicato, sulla polenta e patate, sugli spätzle di spinaci…

Un percorso consigliato è quello di percorrere l’itinerario che collega Appiano con Merano dove la viticoltura si sposa con il paesaggio in ritmate sincronie di vigneti. Chiesette, castelli, paesini disegnati con tinte pastello, percorsi naturalistici sono inviti continui per un tappa. 

Ad Appiano la sosta è d’obbligo perché la cittadina è nota per i suoi vini pregiati e gli estesi frutteti che caratterizzano il paesaggio, ma anche per le numerose fortezze, i castelli e le residenze signorili. Qui ogni stagione ha qualcosa di particolare da offrire: le settimane eno-culturali in estate, il pattinaggio sul ghiaccio sul lago di Monticolo, l’escursione alle buche di ghiaccio, un fenomeno naturale molto particolare, oppure una passeggiata tra atmosfere e gusto seguendo 15 cartelli informativi collocati lungo il sentiero che collega Appiano a Cornaiano per conoscere la coltivazione della vite, il lavoro nelle vigne e la cura della vite e del paesaggio. Una sosta alla Cantina di  San Michele Appiano ci permette un’emozionante conoscenza dei vini della zona, grazie a un calice di Lagrein e per chi vuole ardire verso la complessità e di approfondire la conoscenza con questo vino protagonista del territorio, a un calice di Riserva.

Nelle vicinanze di Merano, Marlengo è abbracciata da vigneti e frutteti. Con i suoi 12 km di lunghezza, il Marlinger Waalweg, il sentiero della roggia di Marlengo, è il più lungo dell’Alto Adige. Creato ben 250 anni fa, il sentiero parte dal ponte di Tel e dopo una breve salita prosegue su terreno circondato da meleti e boschi ombreggianti. Dopo aver ammirato l’imponente Castel Lebenberg di epoca medievale, si costeggia il monte di Marlengo in leggera discesa fino al paese di Lana.

 Lungo l’intero sentiero della roggia di Marlengo si gode di una vista spettacolare sulle cime circostanti e sulla conca di Merano, la Val Passiria e l’imponente Gruppo di Tessa. A Marlengo la Cantina di Merano, nella linea Val Venosta Sonneberg offre una attenta declinazione di Lagrein che con un vertice acuto sul Segen della linea Selection vi allieterà con i suoi profumi fruttati con complessi aromi di liquirizia, cuoio, ciliegie e cioccolato amaro, appoggiati su bocca ben strutturata, tannini con morbido ed elegante retrogusto persistente.

 

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