Grandine e gelo
Mentre fervono i lavori di avvio della guida Vinibuoni d’Italia per l’edizione 2018, all’indomani di un Vinitaly che ha lasciato preagire un nuovo forte interesse dei mercati verso la vitivinicoltura italiana, è arrivata la tremenda mazzata della grandine e del gelo. Le gelate notturne hanno colpito i vigneti del Nord Italia, con particolare accanimento nel
Mentre fervono i lavori di avvio della guida Vinibuoni d’Italia per l’edizione 2018, all’indomani di un Vinitaly che ha lasciato preagire un nuovo forte interesse dei mercati verso la vitivinicoltura italiana, è arrivata la tremenda mazzata della grandine e del gelo. Le gelate notturne hanno colpito i vigneti del Nord Italia, con particolare accanimento nel Monferrato, nella Docg del Barbaresco, nelle pianure del Triveneto, in Romagna, in Franciacorta e in Toscana.
Gli esperti sostengono che queste gelate notturne sono state causate dalla particolare congiunzione di più fattori: clima siccitoso nel momento in cui le piante stavano spingendo linfa ed erano vicine allo stress idrico, improvviso vento molto freddo in arrivo dai Balcani, nessun ristagno di umidità a fare da ammortizzatore termico. In sostanza le temperature si sono abbassate di colpo dai 20 e più gradi di qualche giorno prima a qualche grado sotto lo zero. Il cielo senza nuvole ha contribuito alla disastrosa unione di fattori che hanno devastato i vigneti. Le parti verdi della vite non erano pronte a questo brusco abbassamento e in poche ore sono state colpite in maniera devastante.
La situazione, ad alcuni giorni di distanza, appare assolutamente allarmante: stime di Confagricoltura parlano di oltre il 20% della produzione italiana andata distrutta per un valore di circa 80 milioni di euro, ma in alcune zone, ad esempio quella dei Colli Berici, secondo Coldiretti sarebbe a rischio il 70/80% del raccolto.
• A tutti i viticoltori colpiti esprimo a nome della Redazione e del Touring Club Italiano la piena solidarietà della guida, che proprio prendendo a pretesto questa dura situazione sottolinea la necessità di sensibilizzare con più forza e maggiore impegno quanto l’inquinamento atmosferico e terrestre stia cambiando in modo incontrovertibile il clima con ripercussioni negative sulle coltivazioni.
Proprio nei giorni scorsi, discutevo in redazione sull’eventualità di organizzare un convegno sul tema dei cambiamenti climatici, in relazione soprattutto all’innalzamento delle temperature e come queste influiranno nel medio e nel lungo periodo sul Vigneto Italia. La riflessione mi è stata suggerita dalla lettura del Programma ambientale delle Nazioni Unite che studia il fenomeno fin dal 1988, con l’Intergovernmental Panel on Climate Change. Scendendo nel dettaglio dei possibili scenari futuri delle aree vitivinicole europee e italiane, si prevedono necessari spostamenti geografici di alcuni vigneti, anticipi di vendemmia, cambi di varietà in alcune aree o addirittura abbandono della viticoltura in determinate zone diventate climaticamente inospitali per la vite. A tutto questo si aggiunga che, secondo le previsioni, una maggiore temperatura potrebbe far aumentare le malattie, ma anche mutare la qualità dei vini, con eccessi di contenuti zuccherini nell’uva, alto tenore alcolico e bassa acidità.
L’inchiesta si conclude con una riflessione che evidenzia come vi sia una discrepanza tra le esigenze che hanno i climatologi nel condurre le loro analisi, che lavorano su orizzonti temporali di lungo periodo, e le necessità di chi conduce un’attività agricola, come la viticoltura, che invece ha bisogno di previsioni più a breve termine. A questo proposito e in relazioni alle gelate che hanno provocato i recenti disastri, appaiono lungimiranti le analisi di Franco Zinoni che fin dal 2008 su Italian Journal of Agrometeorology scriveva “In Italia si è registrato nell’ultimo decennio un incremento delle gelate primaverili, principalmente nell’area padana, con manifestazioni, anche intense, che saltuariamente hanno interessato tutta la penisola, nonostante il cambiamento climatico stia determinando un generale aumento delle temperature. Questa apparente contraddizione ha determinato un interesse ad approfondire gli aspetti legati alla fisica delle gelate e allo sviluppo di nuove iniziative per migliorare la previsione e l’efficacia dei sistemi di difesa.
Il cambiamento climatico ha determinato in diverse aree del globo un incremento delle temperature riducendo il numero di giorni con gelo e quindi una diminuzione delle gelate nel loro complesso. Dall’altro lato però un incremento delle temperature invernali porta a un anticipo della ripresa vegetativa che per alcuni tipi di colture si traduce in un incremento del rischio… Una corretta valutazione tecnica ed economica del rischio sotteso alle gelate tardive rappresenta un elemento fondamentale per la pianificazione aziendale nelle aree a rischio valutando la necessità o meno di dotarsi di impianti di difesa e di opportune precauzioni colturali, ma non meno importante è l’analisi del rischio in ambito territoriale e regionale con l’intento di definire adeguate strategie di supporto delle amministrazioni alla produzione locale”.
L’auspicio di Vinibuoni d’Italia è che le organizzazioni agricole si mobilitino, anche chiamando in causa lo Stato, perché… “c’è l’assoluta necessità di mettere in atto strumenti legislativi adeguati per rimborsare gli agricoltori - ha detto il president di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - visto che lo strumento assicurativo non sta dando i risultati aspettati: burocrazia, errori gestionali e procedure informatiche non funzionanti per la compilazione dei Piani Assicurativi Individuali stanno ritardando l’erogazione dei contributi comunitari. Intervenga il Ministro Martina”.