Vitigni rari piemontesi

Sul palco di Merano Winefestival, nel 2014 avevamo insignito Anna Schneider con il prestigioso premio Michele d’Innella, direttore editoriale del Touring che favorì, quindici anni fa, attraverso la pubblicazione di Vinibuoni d’Italia l'ampliamento del catalogo della casa editrice, puntando sul patrimonio vitivinicolo italiano quale espressione altissima della cultura, del territorio e della tradizione del nostro

Sul palco di Merano Winefestival, nel 2014 avevamo insignito Anna Schneider con il prestigioso premio Michele d’Innella, direttore editoriale del Touring che favorì, quindici anni fa, attraverso la pubblicazione di Vinibuoni d’Italia l'ampliamento del catalogo della casa editrice, puntando sul patrimonio vitivinicolo italiano quale espressione altissima della cultura, del territorio e della tradizione del nostro Paese.

Dalla Corona del Baratuciat un forte invito a sperimentare
Anna Schneider è da molto tempo protagonista di un progetto di ricerca sui vitigni autoctoni rari del Piemonte. Pertanto vogliamo unire al merito di un piccolo produttore le sperimentazioni che proprio lei ha condotto su un vitigno della Val di Susa che nell’edizione 2022 della guida Vinibuoni d’Italia è andato al massimo riconoscimento della Corona: il Baratuciat dell’azienda di Giuliano Bosio; una piccola realtà adagiata sulla morena dell’ex ghiacciaio della Val di Susa fatta di sabbia, limo e ghiaia.
Le affezioni di Giuliano ci hanno regalato un calice che effonde i profumi del biancospino e del sambuco, ben avvertiti anche in bocca dove il percorso è dinamico, sapido, complesso estremamente fresco.
Queste sono le sorprese che di volta in volta ci regalano i vitigni rari per lo più sconosciuti a molti, ma che donano sensazioni fortemente avvertite che entrano nel racconto dei winelover più attenti. Il vino, alla data in cui scriviamo, è pressoché introvabile negli scaffali, ma forse in azienda qualche rara bottiglia la potrete trovare facendo appello al buon cuore di Giuliano. progetto che il Consorzio dell’Albeisa sta portando avanti nella Collezione Ampelografica Grinzane Cavour per valutare le potenzialità enologiche e le caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali di vitigni rari, rinvenuti sul territorio, e applicare diverse tecniche di vinificazione a uno stesso vitigno per individuare le modalità che permettono di esprimerne al meglio le sue potenzialità.

• Consorzio Albeisa e Collezione Grinzane Cavour insieme per la ricerca
Una sinergia quella tra il Consorzio Albeisa e la Collezione Grinzane Cavour che dura ormai da anni e che vede la realtà consortile impegnata in prima linea nel sostenere la Collezione anche attraverso la cura dei vitigni antichi e rari presenti in questo museo a cielo aperto, oltre che attraverso la promozione delle attività scientifiche che lì si realizzano.

Nebbiolo Prima

In occasione di Nebbiolo Prima, sono stati degustati i vini frutto di questa sperimentazione quali il Liseiret 2021 nella versione spumante, il Pignolo Spano 2021 e perfino un Pignolo Spano 2008 ottenuto dalle precedenti soerimentazioni.

In Piemonte il Liseiret si trova coltivato in Val Bormida, in Val Maira e in Val di Susa, ma anche nel Pinerolese (soprattutto Valli Chisone e Germanasca) anche ad altitudini elevate. Il vino che se ne ottiene è caratterizzato da una pronunciata acidità fissa: quando l’uva è matura il profumo arreca note di mela verde e agrumi.

Nella seconda metà del 1800 il Pignolo spano era una delle cultivar a maggiore diffusione nella provincia di Novara, ma un’uva Pignola (o Nebbiol milanese) era già ricordata più di due secoli prima. Oggi il Pignolo spano è di sporadica presenza nel Biellese (nell’area della DOC Bramaterra), nel Vercellese ed ancor più rara nel Novarese, dove la sua coltura è spesso associata a quella del Nebbiolo (o Spanna). Le analogie del Pignolo spano con il Nebbiolo sono molte. Anche a livello enologico le esperienze del passato fanno riferimento ad un vino di buona gradazione alcolica, tannico, adatto all’invecchiamento.

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