CANTINA TERLAN: RARITA’ DI NOME E DI FATTO
Firenze, 30 gennaio 2017. Cantina Terlan chiama, Enoteca Pinchiorri risponde. Le danze si aprono nel tardo pomeriggio con una verticale delle uniche tre annate finora prodotte di A.A. Terlano I (Primo) Grande Cuvée. Trittico di scintillante consistenza per un bianco nato con la statura del vino destinato a sfidare il tempo. Non c’è annata calda
Firenze, 30 gennaio 2017. Cantina Terlan chiama, Enoteca Pinchiorri risponde. Le danze si aprono nel tardo pomeriggio con una verticale delle uniche tre annate finora prodotte di A.A. Terlano I (Primo) Grande Cuvée. Trittico di scintillante consistenza per un bianco nato con la statura del vino destinato a sfidare il tempo.
Non c’è annata calda (come la 2011) che tenga di fronte alla capacità di tendersi come un arco per questa cuvèe di pinot bianco, chardonnay e sauvignon, mirabile fusione di frutto, spezie e sale. La 2012 si distingue per la cremosità del succo, tradotta in un sorso che privilegia l’ampiezza senza sacrificare energia e slancio.
Nella 2013, appena all’inizio di un viaggio che si misurerà in decenni, paiono fondersi le caratteristiche dei due millesimi precedenti con suggestioni ora iodate ora esotiche a rilasciare sapore incessantemente. Forse la più promettente in prospettiva. Difficile immaginare un’introduzione più felice al momento più atteso della serata, ovvero quello della “prima volta” di Terlaner 1991 Rarity. Una tiratura lillipuziana (3.340 bottiglie), anch’essa impostata sulla cuvée di pinot bianco, chardonnay e sauvignon, che vede la luce a distanza di venticinque anni dalla vendemmia, destinata ad essere contesa fra i trophy hunters di tutto il mondo.
Imperturbabile nella sua integrità costitutiva, si muove in piena souplesse senza il minimo cenno ossidativo. Discreto nell’esibire le sue forme armoniose e scultoree, poggia il suo fascino sulla continuità gustativa, sul dettaglio aromatico. Puro come una pietra preziosa che si lascia attraversare dalla luce e ne irradia il palato. Semplicemente sontuoso.
Ma le sorprese non sono finite. A tavola ci attendono Nova Domus e Pinot Bianco proposti in due mini verticali da quattro annate, abbinate in successione ad otto portate del menu degustazione di Casa Pinchiorri. Ognuno dei passaggi della cena meriterebbe un focus specifico. Sublime il primo atto (Bocconcini di San Pietro al nero di seppia, spinaci novelli, salsa bernese e gelatina di camomilla al limone abbinati all’A.A. Terlano Nova Domus Riserva 2013,) con la nota agrumata a stringere la santa alleanza tra piatto e bicchiere. Strepitosa la conclusione (Miele dall’alveare: mele golden, melassa e limone candito abbinato al Pinot Bianco 1959), flirt elettrizzante sul tema del dolce/non dolce. Alle corte. Un’esperienza unica per il panorama bianchista italiano.